Onorevoli Colleghi! - La legge 14 febbraio 2003, n. 30, la cosiddetta «legge Biagi» ha modificato, fra l'altro, la legge n. 142 del 2001 sul socio lavoratore, in modo sostanziale, per quanto riguarda le disposizioni sul regolamento interno adottato dalle cooperative.
      È risaputo che il regolamento interno non può contenere disposizioni derogatorie in pejus rispetto al trattamento economico complessivo proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro prestato e comunque non inferiore ai minimi previsti, per prestazioni analoghe, dalla contrattazione collettiva del settore o della categoria affine.
      Prima della «leggi Biagi» non si poteva derogare in pejus né al trattamento economico complessivo previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro, né «alle condizioni di lavoro» previste dagli stessi contratti collettivi.
      Con la «legge Biagi» è stato abrogato il riferimento alle «condizioni di lavoro» e, in tal modo, si consente, eventualmente, mediante regolamento interno della cooperativa, di non retribuire, ad esempio, il lavoro straordinario con la maggiorazione, la malattia, il numero dei giorni di ferie e via dicendo.
      Questa situazione, appare ovvio, incide in modo determinante sul trattamento dei soci lavoratori e produce effetti distorsivi del mercato in quanto viene ad attuare una concorrenza sleale, pure nell'ambito del movimento, fra chi tutela in modo adeguato i soci lavoratori e chi, invece, profitta delle licenze normative per manipolare il regolamento interno della cooperativa al fine di aggiudicarsi gli appalti

 

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a scapito delle condizioni di lavoro dei soci lavoratori.
      La presente proposta di legge modifica il comma 2 dell'articolo 6 della legge 3 aprile 2001, n. 142, recante «Revisione della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio lavoratore», ripristinando la versione originaria del testo, che prevede il divieto, da parte del regolamento interno della cooperativa, di derogare in pejus ai trattamenti retributivi e alle condizioni di lavoro dei soci lavoratori previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
 

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